Murmuri

Murmuri

2015 – 57ª edizione

 

ISTITUTO SANTA MARIA DELLA PIETÀ, CASTELLO

L’artista selezionato per rappresentare il Principato di Andorra alla 57a edizione della Biennale di Venezia, Eve Ariza, ha perfezionato la sua padronanza della ceramica a Limoges (Francia). Attraverso ceramiche e manifestazioni attiviste, l’oeuvre di Ariza è una meditazione costante sull’evoluzione della comunicazione umana.

Murmuri (sussurro) vuole essere una riflessione su un linguaggio universale, una ricerca approfondita sul materiale in mutazione e sulle origini delle forme e dei suoni. Riallacciandosi alla tradizione della ceramica, Eve Ariza elabora la moltiplicazione della forma millenaria
della ciotola, una delle prime creazioni umane con un’utilità specifica. «Ammaccando» volontariamente la base della ciotola, l’artista le conferisce l’aspetto di una bocca da cui fuoriescono dei preziosi sussurri. L’essenza funzionale dell’oggetto svanisce e la sua forma semplice diventa un vero e proprio simbolo della connessione tra gli esseri umani.

In Murmuri si ritrova  l’aspetto non solo concettuale, ma anche sensuale, tattile, politico e sovversivo già espresso da altre opere precedenti. In un certo modo, si può dire che il lavoro di Eve Ariza distilla influenze e concetti, nonché ripondera la storia della ceramica facendola propria.

Oltre all’importanza del significato del materiale utilizzato, occorre sottolineare che la tecnica impiegata da Ariza è di per sé un’azione che dà senso all’opera in generale. L’esposizione è costituita all’incirca da novemila ciotole tornite una a una dall’artista, rigorosamente a mano. Il processo di creazione è pertanto estremamente fisico e dura all’incirca sei mesi, per cui diventa senza dubbio monotono. È probabile che l’artista debba accettare in qualche modo l’obbligo di dover seguire le tempistiche impostele dal materiale stesso. Ariza ha scelto come sede del proprio laboratorio destinato alla creazione dei sussurri il paesino di Sainte-Colombe (Francia). In questo ambiente quasi completamente naturale, l’artista si concentra per trasformare ogni blocco di tenera argilla in un
oggetto trasmettitore. Come se si trattasse di un atto di tranquilla ribellione nel mondo dell’arte contemporanea in cui regna la frenesia, Ariza si permette il lusso o l’impellente necessità di ascoltare e vivere al ritmo dell’argilla.

Basta collocare i sussurri direttamente su un supporto verticale e voilà, la magia ha inizio. L’opera si trasforma in un’esperienza sensoriale giacché ogni ciotola emette il proprio sussurro naturale: basta avvicinarsi a ufficienza. Liberatasi del contenuto narrativo tradizionale, l’opera suscita da subito un dialogo fisico con lo spettatore. La sua grandezza, che potremmo definire quasi architettonica, lascia via via il passo alla delicatezza di ogni ciotolasussurro. Le linee modellate dal tornio all’interno di ciascun sussurro ricordano senza dubbio le onde sonore che
si propagano all’infinito. Una reminiscenza del «centre de suspens vibratoire» di cui parlava Stéphane Mallarmé, la prima vibrazione puramente poetica da cui ebbe origine qualsiasi comunicazione umana. Ariza mette lo spettatore al centro della vibrazione originale che costituì ogni materia dell’universo. Si tratta di una vibrazione appena percettibile che incita al silenzio e alla meditazione, benché l’opera si trovi immersa nel subbuglio della Biennale di Venezia.

La funzione dell’artista contemporaneo è quella di mettere in rilievo le problematiche attuali, aprire le coscienze ed elevare gli spiriti. Durante la sua carriera Eve Ariza ha voluto far riflettere sulla comunicazione umana e sulle difficoltà che questa si trova ad affrontare nella nostra società post-consumistica. Sia attraverso la ceramica che iniziative di attivismo, l’artista si è mostrata spesso critica nei confronti del microcosmo di Andorra e della sua immagine di Paese orientato unicamente ad attività di tipo commerciale. Murmuri si presenta pertanto come un’ulteriore tappa della sua lotta contro il «bla bla», ossia contro il consumo eccessivo di immagini e suoni che ormai pare essere diventato l’unico fondamento delle nostre società. In tal senso, è un’acerrima critica della «società liquida» descritta dal filosofo Zygmunt Bauman, in cui l’individuo non vuole più integrarsi in una comunità o in un ordine stabilito, ma aspira solamente a soddisfare i suoi desideri insaziabili.

MÍRIAM AMBATLLE MANCIET

Commissiaria

Per qualche mese decido di affidarmi all’argilla e a una ruota che gira per tornire sussurri, uno a uno, ognuno diverso dall’altro, per poi ascoltarli. La terra ha voce e ci parla. La ascolto, li ascolto. Uno sei tu, l’altro è lei. Tutti siamo rappresentati. Sono le singole ciotole di argilla a impormi il
ritmo di lavoro. Alcune esigono più giri, altre meno. Nessun giorno è simile a quello precedente.

Tramite il tornio osservo e respiro la natura. Le stagioni girano come la ruota. Con le rotazioni e le ripetizioni appare puntualmente il dolore. Il mio corpo non è abituato, non mi fermo e continuo. Di sussurri ne sono già stati realizzati tanti e se ne potrebbero creare moltissimi ancora.

La ruota mi dà equilibrio e io lo dò all’argilla. Cerco l’asse perché altrimenti non esiste armonia. Senza l’asse non germogliano i sussurri. Il fuoco li fissa nel tempo, conferendo loro diversi colori di pelle, come il sole.

La mia intenzione è che ogni sussurro entri in risonanza con il mondo tramite l’esperienza veneziana. Tutto è molto semplice, come la ruota che gira.

EVE ARIZA

Artista

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